Un incontro si può dire diretto col grande artista, che con le sue foto si fa conoscere quasi intimamente e ci regala un mondo visto dalla sua visione unica e colorata ... fotografo statunitense (Philadelphia, 24 febbraio 1950), McCurry ha studiato fotografia alla Pennsylvania State University. Dopo aver lavorato per due anni in un giornale, ha poi come freelance in India. Da allora ha scattato fotografie dei conflitti in molti luoghi del mondo, tra cui Jugoslavia, Beirut, Cambogia, Filippine, Guerra del Golfo e Afghanistan, e sul National Geographic Magazine sono stati pubblicati i suoi reportage sulla Birmania, lo Yemen, il Tibet e sui templi di Angkor Wat.
Esperienza emozionante quella della visita al museo Macro di Roma (Testaccio) per la mostra del celeberrimo fotografo Steve McCurry, un intenso viaggio tra i colori vivi, ma surreali al contempo, talmente luminosi... il verde, l'arancio, il viola, il rosso, uniti nelle note di popoli così distanti ma che sembrano essere accumunati da un filo conduttore, che è proprio quello che ci traspare e che ci rivela il grande artista... culture, popoli, tradizoni distanti che ci raccontano una storia, ricca di quel significato che McCurry riesce a cogliere dietro la sua prospettiva singolare, e tali immagini ce ne rendono omaggio. Sono immagini crude, con colori forti, che inquadrano per lo più sguardi, vive a tal punto da riuscir a cogliere le sensazioni dei soggetti dalle loro stesse pose, a volte di paura, a volte di rabbia, rassegnazione o semplici ignari sorrisi.. spesso di bambini, altre volte di anziani a far vedere, come tipico dell'artista, il passaggio dalla fanciulezza alla vecchiaia, i volti segnati dal peso dell'esperienza ci testimoniano il trascorrere della vita, soprattutto quella tortuosa di alcuni popoli, come testimonia infatti la celebre foto, che l'ha reso famoso in tutto il mondo, "La ragazza afgana", divenuta simobolo dei conflitti afgani degli anni ottanta, ripresa in un posa nel 1984 quando ancora adolescente e di nuovo scattata dopo 17 anni...lo sguardo sembra essere ancora lo stesso, ma ad una analisi più attenta si avverte, all'interno di quegli occhi verdi spruzzati di marrone, il segno del tempo e del cambiamento, sempre a far notare questo passaggio della crescita. Inoltre,sono fotografati dall'artista scenari di guerra, che riprendono uno dei suo motivi ispiratori quale quello della morte oppure in tutto contrasto neonati in fasce, per rappresentare l'altro dei suoi motivi quale quello della nascita. Come un pendolo ci conduce in questo percorso, quale appunto quello del senso della vita, spazziandovi tra i poli opposti, la nascita e la morte. Le opere riflettono attimi unici, sospesi, eterni...destinati a permeare per sempre di significato quell'attimo intrappolato. L'essenza di tal livello artistico è rappresentata al meglio dalla fotografia della ragazza afgana che ci incanta con i suoi colori, intrappolandoci completamente al suo sguardo. Alcune foto sono state scattate rischiando la vita andando oltre tutto, per questo forte suo impulso a renderci partecipi di ciò che riesce a vedere, di ciò che riesce a cogliere, le sue foto non sono specchio della realtà ma sono specchio del suo punto di vista e ciò che riflettono sono ciò che egli stesso coglie; infatti ci emanano una luce e un significato che ci ricollega direttamente allostato d'animo dell'autore ed è come se fossimo con lui in quel medesimo istante.
di Michaela Redazione