Contatti:
Comune di Mentana
Piazza della Repubblica, 6
13 - Mentana (RM)
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Descrizione:
Già nel 408 è ricordata come sede episcopale e nel 593 vi venne aggregata la diocesi di Cures (presso Fara in Sabina). Nel 741 subì una breve occupazione ad opera dei Longobardi e l'abitato si spostò a maggior distanza dalla via Nomentana, in posizione meglio difendibile. Il 23 novembre dell'anno 799 fu sede dell'incontro tra Carlo Magno e papa Leone III. Il castello di Nomentum fu un possesso dell'importante famiglia romana dei Crescenzi tra il X e l'XI secolo. Nel 1058 la città venne distrutta dai Normanni e l'abitato diminuì drasticamente, mentre il castello passò alla famiglia dei Capocci; in seguito fu compresa fra i possedimenti papali e fu affidata ai monaci benedettini di San Paolo fuori le mura. Nel Quattrocento ne era in possesso la famiglia Orsini e nel 1484 subì gravi danni per un terremoto. Passò quindi nel 1594 al principe di Venafro, Michele Perett, e nel 1655 venne ceduta al principe Marcantonio Borghese. Il "18 ventoso" del 1798[3] Mentana è ammessa nella Repubblica Romana napoleonica. Il 3 novembre del 1867 fu teatro della battaglia di Mentana, a conclusione della Campagna risorgimentale dell'Agro Romano per la liberazione di Roma voluta da Giuseppe Garibaldi al grido di "Roma o Morte!"e iniziata a settembre nel viterbese. I volontari garibaldini provenienti da 216 comuni italiani e da nazioni come l'Ungheria e la Russia furono sconfitti dai pontifici e dai francesi accorsi in difesa di Pio IX mentre si stavano trasferendo da Monterotondo a Tivoli il 3 novembre 1867.
Nel mese di gennaio si svolgono due feste tradizionali, molto caratteristiche.
Tradizioni e Cultura Mentanese
La prima è quella dei zuffiatelli, parola dialettale che sta ad indicare dei canti alla buona, per così dire “soffiati” “zuffiati”. Sono ritornelli che vengono intonati nella notte della Befana. Gruppi di ragazzi girano per le strade e al suono dell’organetto intonano questi ritornelli sotto le finestre. Anticipatori della festa di Halloween, sono ritornelli beneauguranti coi quali si chiede qualcosa da mangiare come pane, ciambelle, biscotti, ma che possono divenire canti di malaugurio se i ragazzi non ricevono alcun dono.
L’altra festa caratteristica è quella di S. Antonio abate, il 17 gennaio. E’ una festa antica, molto sentita da tutta la cittadinanza , scandita da una serie di momenti suggestivi a cominciare dalla benedizione degli animali: chiunque ha un animale, qualunque esso sia, lo porta a benedire sul sagrato della chiesa. Ma forse il momento più caratteristico è quello della torciata: alla sera il Santo è portato in processione e grandi e piccini portano tutti una torcia accesa: si crea allora un’atmosfera del tutto particolare nell’assistere allo snodarsi della processione dei torciari, che illuminano con il fuoco delle torce la notte spesso rigida del mese di gennaio.
E’ proprio per la ricorrenza della festa di S. Antonio che viene proposto un classico della tradizione culinaria mentanese: la “ciammella a cancellu”. Fra le varie ricette ci piace ricordare quella di nonna Laura: 2 kg. farina – ½ litro olio oliva – due uova - 250 gr di acqua – 250 gr di vino bianco – un cucchiaino di bicarbonato – 35 gr di semi di anice – 45 gr sale – mezzo bicchierino di liquore di anice. Impastare e far riposare l’impasto per circa un’ora, comprendolo con la pellicola trasparente. Le forme della “ciammella a cancellu” sono riportate nella foto qui accanto. Lessare le ciambelle e lasciarle riposare sulla tavola del pane per un intero giorno. Cuocere in forno a 200° per circa un’ora.