Descrizione:
Una scrofa bianca che appare in sogno ad Enea per indicargli il luogo dove dovrà nascere la capitale del popolo latino. Affonda le radici nella leggenda la storia della nascita di Albano Laziale, nel mito che vede Enea approdare sulle coste romane, sposarsi e dare vita alla principessa albana Rea Silvia, madre dei gemelli Romolo e Remo. Una leggenda narrata anche da Virgilio nell'Eneide e che disegna un filo rosso che unisce Albano a Roma, filo che raddoppia il suo spessore se si guarda anche al monumento degli Orazi e dei Curiazi, in ricordo della sfida tra romani e albani che portò alla definitiva supremazia della capitale sulle città della Lega latina. La scrofa bianca, accompagnata dalla scritta Mater Urbis, campeggia ancora oggi sullo stemma della città, per ricordarne le sue origini leggendarie come madre di Roma, in quanto, ormai numerosi studi e ritrovamenti archeologici, confermano che il nome della città di Albano derivi direttamente dall'antica Alba Longa. I Romani stessi hanno sempre chiamato Albanum l'area dove sorge l'attuale Albano Laziale e Ager Albanus il territorio circostante poiché vi riconoscevano il luogo ove sorgeva l'antica città di Alba, madre di Roma.
Favorito dal tracciato dell'antica via Appia e dalla presenza di incomparabili ricchezze naturali, Albanum divenne ben presto sede di ville dei massimi personaggi della vita pubblica dell'antica Roma repubblicana, come quella di Pompeo Magno, e della Roma imperiale, come quella dell'imperatore Domiziano.
L'assetto topografico dell'Albanum cambiò completamente tra la fine del II e l'inizio del III secolo d.C. con la costruzione dell'imponente accampamento della Seconda Legione Partica, voluto dall'imperatore Settimio Severo per ragioni di sicurezza. I legionari, circa 6.000 soldati, che si stanziarono nei Castra Albana vivevano con le proprie famiglie e insieme ad artigiani e commercianti formarono un consistente aggregato urbano.
La Legione Partica rimase acquartierata nell'Albanum sino alla metà del III secolo d.C.; ma la città era ormai diventata la più importante della zona e per questo l'imperatore Costantino, nell'anno 326, qui fece costruire una sua basilica (la cattedrale dedicata a San Giovanni Battista), privilegio concesso soltanto a Roma, Ostia, Napoli e Capua.
Alla caduta dell'Impero Romano, il territorio di Albano fu oggetto di continue scorrerie da parte di orde barbariche. Tra il VI e il IX secolo la città fu saccheggiata dai Longobardi, dai Goti, dai Franchi, dagli Alemanni e, in ultimo, dai Saraceni nell'anno 846.
Nel X secolo subentrò al papato la nobile famiglia dei Savelli che segnò per quattro secoli la storia del comune di Albano Laziale. Il dominio dei Savelli, alleati dei Colonna e sempre in guerra con il papato, fu segnato da numerosi eventi drammatici, come quando nel 1436 fu rasa al suolo dalle truppe pontificie comandate dal cardinale Vitelleschi. Con i Savelli, tra il XVI secolo e il XVII secolo, la città di Albano assume l'attuale aspetto con la costruzione di piazze, strade e palazzi che, sulla base dell'impianto urbanistico dell'antico castrum della Seconda Legione Partica, conferisce al centro storico il famoso tridente, di cui il quartiere di S. Paolo ne rappresenta il centro. Il tessuto urbano "chiuso" caratteristico del Medioevo, costruito intorno alla via Appia, diventa un sistema aperto di strade. Il dominio della famiglia Savelli durò sino al 1697, quando, per gravissimi problemi economici, il feudo fu messo all'asta e acquistato dalla Camera Apostolica, entrando così a far parte dello Stato Pontificio.
Un anno fondamentale per la città di Albano fu il 1780, allorquando PioVI diede il via ai lavori di ristrutturazione della via Appia, con lo scopo di realizzare un collegamento rapido tra Roma e Terracina, dove fervevano i lavori per la bonifica delle Paludi Pontine. L'apertura del nuovo percorso della via Appia portò indubbi benefici ad Albano e la città ritornò ad essere luogo di villeggiatura delle famiglie patrizie di Roma.
Nel 1816, con la restaurazione dello Stato Pontificio voluta da Pio VII, Albano entrò a far parte del Comarca di Roma (ripartizione amministrativa che comprendeva diciotto provincie dell'agro romano) e divenne sede di Governo. Un anno terribile nella storia di Albano fu il 1867 con la popolazione albanense decimata da un'epidemia di colera, contagio probabilmente portato dalle migliaia di pellegrini affluiti a Roma per il centenario del martirio dei SS. Apostoli Pietro e Paolo. Albano entra a far parte del Regno d'Italia nel 1870 e divenne sede di pretura; l'appellativo "Laziale" gli fu assegnato nel 1882 per distinguerlo da altri comuni del Regno d'Italia.
Il primo febbraio 1944 Albano venne bombardata dagli alleati. Furono colpiti il convento delle Clarisse di clausura in piazza Pia, annesso al complesso della Villa Pontificia e numerose abitazioni civili. Le vittime furono alcune centinaia, tra cui le molte riunite nel collegio di Propaganda Fide che fu distrutto il 10 febbraio.
Subito dopo la seconda guerra mondiale, la città iniziò a risorgere dai disastri provocati dalla dittatura e delle bombe. La vita culturale e commerciale si fece sempre più intensa, tanto che ancora oggi Albano è definito uno dei più importanti "centri commerciali naturali" della provincia di Roma. La città, oltre a custodire importanti testimonianze della civiltà latina (i cisternoni, l'anfiteatro severiano, le terme di caracalla, il ninfeo rotondo e tanti altri ancora) fa parte del Parco regionale dei Castelli Romani e offre degli spunti interessanti per i turisti, sia dal punto di vista storico culturale - con il circuito archeologico dei Castra Albana per esempio - sia dal punto di vista naturalistico con il bosco del Colle dei Cappuccini o il lago Albano.